venerdì 19 novembre 2010

Sud Tirolo …zauber land


Sud Tirolo…zauber land!
Certamente i germanofoni intuiranno dal titolo di questo diario che si sta per parlare di una TERRA MAGICA, il sud Tirolo per l’appunto o Alto Adige per chi preferisce vedere il lato italiano di questa regione che italiana non è.
Solo chi non c’è mai stato finora, credo troverà giovamento nel leggere questo diario, per chi invece conosce già questa terra il racconto sarà quanto di più ovvio e scontato si possa ascoltare.

Iniziamo col dire che la vacanza ha visto protagonisti oltre al sottoscritto, un bimbo di due anni e mezzo e una moglie al 7° mese…faccio questa premessa per chiarire le motivazioni che non mi hanno permesso di fare quanto magari avrei voluto e potuto fare in altre condizioni.

1° giorno, venerdì 19 Giugno 2009.
Partenza NON di buon’ora dall’Umbria, percorso costellato di cantieri stradali, ma tutto sommato il tragitto è scorso bene…siamo arrivati a Nova Levante nel primissimo pomeriggio.

Ci ha accolti un cielo abbastanza coperto, ma che almeno ci ha dato un po’ di refrigerio dopo le ore trascorse in macchina nella caliginosa conca padana. Il primo giorno quindi è trascorso come previsto in viaggio e sistemazione in albergo.
La nostra base per l’intero periodo è stata una graziosa pensione a conduzione familiare, com’è di norma sulle Alpi d'altronde; niente d’eclatante, una normalissima, pulita, efficiente pensione tra le Dolomiti…per me il massimo che si possa desiderare in vacanza!

2° giorno, sabato 20 Giugno 2009.
Non starò naturalmente a raccontare le ovvie operazioni di sveglia, colazione, sistemazione del bimbo e quant’altro quotidianamente è stato fatto, ma mi limiterò alla descrizione delle gite giornaliere.
Anche oggi il cielo non è pulito, ma non ci si può lamentare e così con la macchina partiamo in direzione del passo di Costalunga, che dista solo pochi km. La strada è molto bella, sale continuamente, ma è comoda e ci fa godere una bella vista del Latemar sulla destra, anzi per essere precisi su alcune parti della montagna visto che era quasi completamente avvolta da nuvole in continua mutazione.
Passiamo davanti al famoso lago di Carezza senza però fermarci, rimandando la sosta a quando il tempo fosse stato bello, così da apprezzare la bellezza dello specchio d’acqua.
Ci fermiamo invece a Carezza al Lago, un attrezzato centro sportivo invernale poche centinaia di metri oltre l’omonimo lago, e comunque a 10 minuti da Nova Levante. Facciamo una salutare passeggiata mattutina aspettando che il sole faccia salire le nuvole che avvolgono le montagne, ed in effetti lentamente il cielo si apre e le nuvole dischiudono davanti ai nostri occhi quello che diventerà da quel giorno il mio nuovo amore (col beneplacito inoltre di mia moglie)…il Latemar!
Non voglio usare aggettivi altisonanti e fuori luogo, è semplicemente una splendida cresta dolomitica, nemmeno troppo grande e maestosa, tra le meno altre di tutte le Dolomiti ma sufficiente da rapirmi il cuore e da rimpiazzare il più famoso Rosengarten, suo dirimpettaio, il quale già prima della partenza avevo preso come mio pallino.
Carezza al Lago è un posto veramente affascinante, vi si gode di una splendida vista sul Latemar appunto, su quasi tutto il Rosengarten, anche se in maniera un po’ decentrata, e verso ovest su tutte le alpi del sud Tirolo occidentale, quelle al confine con Lombardia e Svizzera.
Per chi ama giocare a golf qui c’è un famoso campo a 9 buche, e credetemi se vi dico che lo scenario è accattivante.
Dopo un breve passeggio siamo risaliti in auto e fatti altri 2 minuti di strada abbiamo parcheggiato al passo di Costalunga che è a un tiro di schioppo. Da qui, si ha una vista abbastanza differente nonostante la quasi identica posizione rispetto a Carezza, verso est si vedono le Dolomiti trentine, i Lagorai, le Pale di San Martino, la Marmolada, etc, mentre il Latemar e il Rosengarten sono ormai troppo addossati da poter essere visti per bene, verso ovest invece la visuale resta la stessa.
Purtroppo il tempo sembrava volgere al peggioramento e quindi abbiamo deciso, complice il cielo azzurro che s’intravedeva ad ovest di scendere a Bolzano, così da poter finalmente godere di una giornata di sole. Così dopo nemmeno mezz’ora di discesa, siamo giunti nel capoluogo Altoatesino, dove effettivamente il cielo era bellissimo.
Come prevedevo, i parcheggi nelle città da queste parti sono esclusivamente a pagamento e così dopo un breve giro seguendo le indicazioni per il centro città abbiamo parcheggiato in un parcheggio coperto che a conti fatti non si è rivelato per niente caro nonostante fosse vicinissimo al centro.
Di Bolzano posso dire tranquillamente che è una città molto viva, in ogni sua via, sia grande che piccola; molti negozi, tutto ben curato, e molto frequentata…sarà che era sabato nella tardissima mattinata, fatto sta che questa è la sensazione che riporto.
La piazza Walter è veramente un gioiello, un’esplosione di colori dovuta non soltanto ai bei giardini e aiuole fiorite, ma anche alle colorate facciate degli edifici e alle tegole della cattedrale.


Dopo un pranzo al sacco nei giardini pubblici, siamo saliti in macchina e prima di tornare a Nova Levante ho voluto soddisfare la mia curiosità che mi ero prefissato da casa, salendo sul Renon per vedere il panorama.
Il Renon è una montagna che si trova subito a ridosso di Bolzano, dal lato occidentale della val d’Isarco, quindi dalla parte opposta delle Dolomiti, e questo significa che in una giornata non nuvolosa si vede la quasi totalità delle Dolomiti occidentali, e infatti così è stato. Già la strada per salire mette di buon umore, infatti per i primi km si sale contornati da vigneti, bassi e fittissimi vigneti, ognuno con le rispettive casette di proprietari che segnalano con cartelli mescite e vendite di vino; inoltre salendo il panorama comincia ad aprirsi sulla vallata sottostante e soprattutto sul Rosengarten, il quale è visibile anche da Bolzano, ma da qui fa tutto un altro effetto.
Più si sale e meno la strada diventa ripida, ma scompaiono anche le vigne, che lasciano posto a prati e boschi. Si transita per un paesino molto panoramico che porta il nome di Auna di sotto, Unterinn in lingua locale, il quale è la patria dei Loacker dei quali si vede la fabbrica ad un certo punto.

Salendo ancora, si arriva diciamo in prossimità della sommità del monte da dove c’è una seggiovia per raggiungere la vetta, da dove immagino che nelle giornate terse si veda uno scenario unico.
Noi siamo scesi poco sotto tale stazione, in mezzo a prati verdi e con uno scenario mozzafiato davanti ai nostri occhi: le Dolomiti occidentali quasi completamente sgombere da nuvole. Non è facile descrivere con le parole soltanto tale visione, è veramente estasiante, si era a circa 1500 m di altitudine, immersi nel silenzio, in un luogo assolatissimo e “terrazzatissimo” per usare un termine urbano. La vista spaziava da sud sul Corno Bianco, poi il Corno Nero, la Pala di Santa, il Latemar in tutta la sua eleganza, il Rosengarten leggermente decentrato e parzialmente coperto dallo Sciliar, che ovviamente era il padrone di casa essendo il più vicino e quindi in primo piano, poi proseguendo verso nord l’Alpe di Siusi con maestoso il gruppo Sassolungo-Sassopiatto e poi la val Gardena vista proprio d’infilata e infine le Odle ma non dal loro lato migliore.

Non saremmo mai voluti ripartire, stavamo lì fermi su un prato, osservando quella meraviglia interrotta di tanto in tanto ciclisti che salivano o scendevano lungo la strada, o le poche auto che transitavano e che ci facevano per un attimo distogliere l’attenzione da quello scenario.
Se accettate un consiglio, non perdetevi per nessun motivo questa tappa, ovviamente meglio di pomeriggio, quando il sole illumina al meglio le dolomiti.
Verso le 17:00 siamo risaliti in macchina per ridiscendere il Renon e risalire la Val d’Ega fino al nostro paesino che sta quasi a 1200 m dall’altro lato dalla valle, ancora con negli occhi quelle immagini indelebili.

3° giorno, Domenica 21 Giugno2009.
Oggi la giornata sembra promettere bene…per lo meno meglio di ieri e quindi opto per effettuare il periplo del gruppo Catinaccio-Sassolungo-Sciliar, ovvero scendere in val di Fassa, passare poi in val Gardena e poi risalire la nostra val d’Ega. Il giro non è affatto breve, non tanto in km ma ragionando in ore, ma tanto non ci corre dietro nessuno…se il tempo ci assiste!
Si parte e per i primi km si ripercorre la stessa strada vista il giorno prima, cioè costeggiamo il lago di Carezza senza fermarsi e poi su fino al passo di Costalunga, e poi la discesa verso la val di Fassa. La strada è abbastanza tortuosa e il paesaggio che si presenta ai nostri occhi è un’ampia vallata quasi rettilinea coronata da alte montagne, bello ma a mio giudizio non bello come la val d’Ega. Percorsa comodamente la valle arrivati a Canazei saliamo verso il passo Sella, e qui i tornati cominciano ad essere numerosi e veramente “tortuosi”, la bella cosa è che sono numerati in senso decrescente quindi si sa sempre quanti ne mancano alla cima.
Arrivati in vetta a 2242 m di quota trovo parcheggio in una piazzola abbastanza dissestata lungo la strada e qui finalmente si scende per una sosta panoramica, e aggettivo non potrebbe essere più adatto…il panorama dal passo Sella è estasiante. La giornata non era limpida ma comunque sprazzi di sole e cielo sereno non mancavano, dietro la Marmolada innevata lo sfondo era abbastanza plumbeo, ma dall’altro versante il cielo era molto più bello.

La vista in direzione del passo Gardena mi è piaciuta particolarmente, bella ovviamente anche la panoramica sulle Odle e sull’incombenza del Sassolungo.
Purtroppo tirava un certo vento, oserei dire anche non troppo caldo, nonostante fossero le 11:00 del mattino e siccome il bimbo cominciava a stranirsi abbiamo ripreso la macchina e preso la discesa per rientrare in Sud Tirolo.
In alcuni punti per lo più nei tornati capitava che gli autobus fermavano il traffico visto che si prendevano loro tutta la strada e nemmeno gli bastava quasi, in ogni modo la discesa verso Selva di Gardena mi è sembrata meno tortuosa del lato Trentino. Per motivi di tempo non ci siamo fermati in nessuna località della valle, anche se le abbiamo viste passandoci dentro a velocità ridotta, che dire molto molto belle e curate, si vede che siamo nel gotha della mondanità montana.
Abbiamo tirato dritti fino ad Ortisei dove poi ho ripiegato verso il passo Pinei…per raggiungere la zona di Castelrotto.
Devo dire che il passo Pinei non mi è per niente dispiaciuto, è una zona quasi sconosciuta, ma oltre ad essere molto ben posizionata è anche sufficientemente panoramica. Si transita per San Michele e poi dopo poche centinaia di metri in discesa si raggiunge Castelrotto.
Finalmente ci fermiamo per pranzare, avvisto un parcheggio sterrato sulla sinistra, non è a pagamento e la cosa non mi dispiace anche perché l’intenzione era quella di restare qualche ora. Chiediamo a qualche passante se ci fosse lì nei paraggi un posto per mangiare e fortuna ha voluto che proprio sopra al parcheggio…solo un centinaio di metri in salita c’è un locale.
Il posto è ideale, una baita in legno con giardino e vista sullo Sciliar.
Dopo aver pranzato con tipici piatti tirolesi e aver sfamato il bimbo, ci siamo incamminati in una quanto mai blanda passeggiata su per i verdi pendii sopra Castelrotto, ammirando il paesaggio che andava man mano sfumando fino ad inquadrare all’orizzonte le vette innevate delle alpi Venoste. La passeggiata è stata lunga, siamo arrivati praticamente fin sopra l’abitato di Siusi da dove c’è la partenza della cabinovia che porta all’Alpe, e poi siamo tornati indietro percorrendo i sentieri questa volta in leggera discesa. Abbiamo fatto un percorso circolare fino al parcheggio della nostra macchina, commentando ad ogni passo la bellezza e la tranquillità di quel luogo, tra le grida di gioia del bimbo che correva sui prati.

Per il ritorno, la strada in un primo momento si presenta molto comoda, scende leggermente, ma dopo il paese di Fiè le pendenze aumentano e la strada è tutta una curva, in alcuni tratti anche con parvenze di strapiombo, la carreggiata in ogni modo resta sufficientemente larga per entrambi i sensi di marcia. Scesi fino a Prato all’Isarco poi la strada prosegue nel fondovalle per una manciata di km, fino all’imbocco della val’Ega da dove si ricomincia la comoda risalita verso casa.
Che giornata!!! Fenomenale…parecchi km ma ne valeva la pena.

4° giorno, Lunedì 22 Giugno2009.
C’è un discreto sole, allora dopo esserci attrezzati in paese con panini, cartine e quant’altro saliamo alla volta di questo benedetto lago di Carezza che stavolta visto il cielo più che decente, si dovrebbe offrire con la sua veste migliore.

Nonostante la salita duri meno di 10 minuti e il parcheggio della macchina sia sufficientemente comodo, il tempo mi permette giusto di scattare le prime foto prima di riannuvolarsi di nuovo come sempre succede ormai da giorni.
Devo ammettere che ho avuto un po’ di scoramento, temevo di aver beccato una di quelle settimane infernali, che il sole non si mostra quasi mai.
Dopo il classico giro del lago, che ovviamente sole permettendo è davvero favoloso, siamo ritornati ancora una volta al passo di Costalunga e ancora una volta il tempo è tornato a peggiorare, fino ad arrivare a piovere.
Basta era troppo…ormai la rabbia sovrastava la delusione, allora siamo tornati anticipatamente in albergo per riposarci in camera sperando che nel pomeriggio migliorasse. In effetti più tardi il tempo è migliorato abbastanza e così ci siamo rassegnati a fare un giro per il paese…insomma una di quelle passeggiate che solitamente si fanno a vacanza finita, in ogni modo abbiamo passeggiato lungo un breve percorso turistico, che offre un discreto panorama su parte del Latemar e del Rosengarten (Catinaccio), poi abbiamo fatto visita ad una pasticceria alleggerendola di qualche pezzo di torta…insomma una giornata quasi insignificante, ma di più non era possibile fare.

5° giorno, Martedì 23 Giugno 2009.
Giornata poco promettente sotto l’aspetto meteorologico, opto per allontanarci dalla nostra zona e andare più a nord in direzione di Bressanone, con la speranza che lì il cielo sia più pulito di dove siamo…speranza mal riposta!
Dopo aver imboccato l’autostrada a Bolzano nord, non facciamo nemmeno 20 minuti di macchina che prendo l’uscita Klausen e poi mi dirigo ancora verso nord fino a Bressanone.
Anche qui come a Bolzano parcheggio coperto a pagamento, un po’ più caro onestamente e meno carino…comunque quello che c’interessa è vedere la cittadina, che si mostra subito meno curata e animata di Bolzano, ma era cosa prevedibile, in più ci si mette il tempo che ingrigisce ogni cosa. In ogni caso il centro storico ci piace abbastanza, si respira un’atmosfera medievale…si sente che lì la storia si è soffermata parecchio.

Pranziamo su una panchina col vento che soffia a discreta velocità…è anche leggermente freddo, dico leggermente perché a me anche se ero con la sola T-shirt il freddo non da fastidio, è il caldo che mi uccide, poi mentre c’incamminiamo verso il parcheggio ci prendiamo in un bar caffè e strudel per scaldarci un minimo e per sentire le prelibatezze del posto; un bel pezzo di strudel 2.50 € e devo dire che era ottimo.
Ripartiamo da Bressanone col tempo sempre brutto…anzi forse più brutto di quando siamo arrivati, mentre procedo sulla strada alzo lo sguardo verso sinistra e tra due monti si apre una valle che mi permette di ammirare con mia grande sorpresa le meravigliose Odle.
Da questo lato sono meravigliose e così ridò vigore ad un mio chiodo fisso che avevo prima ancora di partire e cioè di andarle a vedere dalla val di Funes, solo che visto il tempo davo per scontato che non fossero affatto visibili e quindi avevo lasciato cadere l’ipotesi…ma ora mi era ritornata la voglia, anche se comunque si vedevano poco, per giunta da lì fino a quando non fossi salito in cima alla valle sarebbe passata una mezz’ora come minimo; sarebbero rimaste almeno visibili in questo modo?
E’ chiaro che io speravo in un miglioramento del tempo, ma purtroppo il tempo fece la cosa opposta e così quando sono arrivato a Santa Magdalena le magnifiche guglie delle Odle erano appena visibili, e come se non bastasse si è anche messo a piovere; che frustrazione ci speravo parecchio, le volevo vedere in una maniera esagerata e invece mi sono dovuto accontentare di essere stato li, tra l'altro ho potuto constatare che la val di Funes è proprio anonima, è praticamente chiusa, non c’è quasi niente, diciamo che è il posto ideale per stare tranquilli e basta, dal punto di vista logistico è sconsigliabile.
Ridiscendiamo a valle e prima di tornare a casa decido di passare a fare una visita a Klausen o Chiusa in italiano, avevo sentito parlare bene di questa cittadina ed infatti è graziosa, ho trovato che non è molto turistica come avrei immaginato.
Sono anche salito su uno sperone roccioso tramite un sentierino mal segnalato e per niente curato che porta in cima ad un vecchio bastione da cui si gode la vista su tutta la sottostante città e sull’alta val d’Isarco.
Anche qui la tregua della pioggia ad un certo punto è terminata e siamo arrivati giusti giusti alla macchina quando ormai le prime gocce ci ghermivano. Imboccata l’autostrada abbiamo fatto il percorso inverso del mattino e siamo tornati nuovamente alla base.
Che dire la gita in se sarebbe stata molto bella se il tempo ci avesse assistito, e invece il clima è stato veramente brutto, non c’è mai stato il sole praticamente, ma per fortuna questo è stato il giorno peggiore, poi nei successivi il tempo è stato migliore.

6° giorno, Mercoledì 24 Giugno 2009.
La giornata stavolta promette abbastanza bene, quindi decido di fare oggi la giornata all’Alpe di Siusi.
Forse sbaglio, forse ribecco la pioggia mi dicevo, ma se poi i prossimi giorni sono ancora peggio? Dopotutto da quando siamo arrivati il tempo è sempre andato in peggiorando!
Solitamente io sono un tipo che non azzarda ma sarà stata la rabbia per i giorni precedenti e quindi un po’ per rifarmi dalla delusione, un po’ perché effettivamente le nuvole non erano tante senza ulteriore indugio, ho deciso di partire per quella che sarebbe stata poi la gita più bella di tutta la vacanza.
La strada la conoscevo già in quanto l’avevamo fatta al ritorno Domenica e infatti dopo parecchie curve e salite eccoci arrivati a Siusi alla stazione di partenza della cabinovia. Ampio parcheggio gratuito per lasciare la macchina tutto il giorno e una volta presi passeggino, giacche, borse, etc. via a fare il biglietto; zero fila ma in compenso il biglietto non è stato altrettanto magnanimo…13 € a testa andata e ritorno, il bimbo gratis, anzi considerando poi la lunghezza e la comodità della funicolare forse il prezzo è più che onesto. Ci sarebbe anche un altro modo per salire all’Alpe, in auto, ma la strada è comunque a pagamento e soprattutto bisogna salire prima delle ore 9:00 e non si può scendere prima delle 17:00, orari per noi impossibili visto che prima delle 9:45-10:00 non saremmo mai potuti arrivare a Siusi, e poi la sensazione talvolta eccitante, talvolta da brivido che si prova in cabinovia mi mancava da un po’ e volevo riprovarla e soprattutto farla provare a mio figlio.
Senza soffermarmi troppo sull’impianto di risalita che è molto tecnologico e veloce, dirò solo che in alcuni punti sembrava di stare più so una funivia che non su una seggiovia, naturalmente mi sto riferendo all’altezza che si raggiungeva, in certi punti gli altissimi abeti ci stavano sotto di parecchi metri e un pizzico di strizza non la nego, non tanto all’andata, sia per il fatto che eravamo in compagnia, sia per la novità e l’eccitazione del salire, quanto al ritorno…li infatti eravamo soli, con lo sguardo verso valle e l’interminabile e silenzioso procedere della cabina che veniva inesorabilmente fatta un po’ ondulare dal vento faceva rallentare il sangue nelle vene.
Si capisce subito appena si scende dalla cabina che lo scenario in cui ci si è appena atterrati è un qualcosa di NON comune…qualcosa di un livello superiore al resto (e non mi riferisco alla quota altimetrica).
Non è facile descrivere con le parole questo luogo; innanzi tutto colpisce la dimensione, infatti l’altopiano non a caso è il più grande d’Europa, ma non immaginatevi un monotono e piatto pianoro ad alta quota…troppo semplice, in realtà è una serie di morbide vallate e collinette coronate da alcune delle più belle vette dolomitiche che sembrano allo stesso tempo vicine ma comunque distanti. Innanzi tutto c’è il gruppo del Sassolungo che ci dà il benvenuto non appena usciamo dalla cabina…è lì di fronte a noi, a qualche km e nonostante questo si vede grande, completo, insomma è una visione unica; poi girandosi di quasi 180° abbiamo una meravigliosa vista con il corno dello Sciliar in primo piano e poi sullo sfondo tutto il sud Tirolo occidentale, fino al confine svizzero, con le montagne ovviamente innevate, e un cielo che più perfetto non poteva essere.

Dopo un attimo d’estasi, incominciamo la lunga passeggiata che ci porterà a salire lungo il colle alla nostra destra, una lunga ma non faticosa passeggiata dato che la pendenza è modesta e si sale di nemmeno 250 metri di quota. Arrivati in cima al colle il colpo d’occhio a 360° è unico…il Sassolungo è più bello che mai anche se il cielo sullo sfondo non è molto generoso d’azzurro. Al di fuori di queste due montagne che sono a ridosso dell’Alpe, ammirare in lontananza le altre Dolomiti è egualmente estasiante.
Quel giorno c’è anche stato un inatteso fuori programma, infatti la sezione alpini paracadutisti dell’esercito stava effettuando continui lanci d’addestramento proprio lì in cima al nostro colle…a gruppi di 4 per volta i soldati venivano sganciati da un aereo che lentamente compiva il giro sopra l’altipiano e poi ripeteva lo sgancio fino ad esaurimento, salvo poi ritornare alla base a ricaricare di paracadutisti per poi rifare il giro nuovamente; insomma una divertente parentesi che praticamente ci ha accompagnato per tutto il giorno.
I prati non erano ancora stati falciati e quindi si poteva ancora vedere la moltitudine di sfumature dei fiori e delle erbe che malgrado il cielo parzialmente coperto erano comunque abbastanza colorati. Ogni tanto passava sulla strada una carrozza trainata da cavalli che portava a spasso i turisti su e giù per le deserte stradine dell’Alpe; infatti va detto che le strade sono pressoché deserte in quanto il traffico delle auto è rigidamente limitato, può circolare solo chi risiede nei pochi alberghi della zona e chi ha un’autorizzazione, inoltre per tutte le altre auto, l’accesso all’altipiano è a pagamento e permesso solo in certe fasce orarie.
Per pranzo ci siamo seduti sui prati in cima alla collina e abbiamo pranzato con i soliti ottimi panini all’olio con speck e il bimbo con le sue solite pappe pronte, solo che stavolta lo scenario intorno a noi era molto più interessante dei panini.
Poi siamo entrati nel limitrofo albergo “Panorama” a prendere caffè con strudel e a cambiare il bimbo che nel frattempo con un tempismo perfetto se l’era fatta addosso, e abbiamo sperimentato personalmente ciò che si dice sugli esercizi turistici dell’Alto Adige, e cioè che sono muniti di fasciatoio per bambini, e io confermo!
La giornata quindi è proseguita con altre passeggiate lungo i sentieri dell’Alpe osservando i continui sganci di paracadutisti in un cielo che gradualmente s’ingrigiva salvo poi schiarirsi leggermente nel tardo pomeriggio.
A malincuore, abbiamo ripreso la discesa e lentamente ci siamo diretti verso la stazione a monte della cabinovia, col bimbo che oramai si era addormentato nel passeggino, e con un ultimo sguardo abbiamo salutato questo paradiso ripromettendoci nel cuore, senza dirlo a parole che prima o poi vi ritorneremo.
Come già accennato la discesa è stata più tesa della salita, infatti eravamo da soli nella cabina, col bimbo che dormiva e nel silenzio più assoluto, vedevamo in alcuni punti sotto di noi gli abeti…ma parecchi metri sotto di noi, il che significa che eravamo davvero alti; nel punto più alto il vento sibilava tra le finestrelle della cabina e non si udiva il benché minimo rumore proveniente da terra. Solo in prossimità dei piloni si avvertiva un leggero ronzio per il turbinare delle carrucole. La cosa brutta era quando guardavo la fune portante, lì infatti avvertivo un leggero dondolio del braccio della cabina, sicuramente causato dal vento…e vi assicuro che quei 18 minuti non passavano mai. In compenso guardando verso valle si aveva di fronte un orizzonte costituito dalle lontane vette innevate nella tarda luce pomeridiana.
Arrivati a terra un’ultima foto per immortalare la mitica cabinovia e poi il bimbo si è svegliato giusto giusto per dare un saluto agli “ovetti blu volanti ”.

7° giorno, Giovedì 25 Giugno 2009.
Dopo la giornata di ieri qualsiasi altra sarebbe apparsa insipida, se poi sommiamo il fatto che volgendo ormai al termine la vacanza le cose più importanti sono state già tutte fatte…immaginate un po’!
In ogni modo metereologicamente parlando sembrava che il peggio fosse passato, quindi siamo saliti per l’ennesima volta verso il passo di Costalunga e per l’ennesima volta il cielo che la mattina ci sembrava favorirci, col passare delle ore cambiava opinione e tornava a scurirsi. Così dopo non molto che eravamo li siamo risaliti sulla macchina per raggiungere Obereggen, non molto distante…bastava scendere la valle per qualche km e poi riprendere la strada che ad un bivio saliva dolcemente verso sinistra. Obereggen è la classica stazione sciistica, pura e semplice, posta sotto il versante occidentale del Latemar, ad una quota di 1550 m, non ha proprio nulla da vedere dal punto di vista artistico, ci sono soltanto alberghi, appartamentini, e pochi impianti di risalita che tra l’altro erano in fase d’allestimento per l’apertura della stagione estiva. In compenso il Latemar visto da lì sotto appariva in un’inconsueta veste…non più una lunga cresta seghettata ma un’acuminata piramide solitaria.

Dopo aver pranzato con i soliti panini siamo partiti in direzione di passo Lavazè, che si trova appena dopo il confine col Trentino. Devo dire che questo valico ha un suo fascino…si trova a 1800 m di quota, è molto assolato e ci sono poche strutture alberghiere, ma la cosa veramente pittoresca è un bel laghetto circondato da un sentiero da percorrere in pochi minuti, transitando per un molo di pesca sportiva, quindi per un parco giochi molto grande, sito su bei prati curati lungo una sponda del lago, e poi vicino a dei recinti dove pascolano delle mucche.

La panoramica da passo Lavazè è naturalmente ampia, ma è ancora migliore dal seguente valico “passo degli Oclini”, sempre lungo il confine tra le due province, che si raggiunge da Lavazè in soli 5 minuti di macchina salendo una comodissima strada fino a quota 2000 m.
Qui la situazione è ancora più selvaggia di passo Lavazè…ci sono sol o2 strutture alberghiere e una piccola seggiovia che sale al Corno Bianco, una delle due cime che formano la forcella d’Oclini, l’altro è ovviamente il corno nero.
Da quassù la vista non è male, si vede da una posizione decentrata il teatro formato da Latemar, Rosengarten e Sciliar.
Dopo l’immancabile scroscio di pioggerellina ci siamo decisi di ritornare all’albergo.

8° giorno, Venerdì 26 Giugno 2009.
Ultimo giorno di Dolomiti prima della partenza, giorno in cui per la cronaca l’UNESCO ha introdotto queste splendide montagne nel patrimonio mondiale.
Oggi decido di andare a vedere Merano, quindi dopo la consueta discesa della val d’Ega, che in fondo s’incunea in una splendida gola di porfido a strapiombo, che lascia intravedere abbarbicato su uno sperone roccioso castel Cornedo.
Per raggiungere Merano si percorre una comodissima superstrada che da Bolzano sale lungo l’alta valle dell’Adige tra immensi filari di meleti continuamente irrigati e numerosi castelli arroccati di tanto in tanto sulle due sponde della valle.
Vorrei far notare in generale che questa regione trabocca di castelli e rocche in ogni dove, basta alzare lo sguardo ogni tanto per trovarne uno.
Merano è una città che con le montagne non c’entra nulla praticamente; il clima oserei dire che è marittimo, caldo afoso (almeno quel giorno), ci sono le palme e tante altre piante mediterranee, ci sono delle belle terme sia moderne che datate alla Belle Epoque, inoltre il centro della città è costellato di negozi di un certo tipo, molto mondana non c’è che dire, ci sono moltissime sculture realizzate con delle composizioni floreali, la città è curatissima. Il centro storico non è molto grande e qualcosa di medievale lo si vede anche, ma la vocazione principale non è questa… sembra di essere sul lungomare di una località ligure…a Merano gli manca solo il mare insomma!

Siccome la calura era parecchia la visita è durata meno delle previsioni e così per sfuggire un po’ alle alte temperature mi è venuto in mente di risalire la val Venosta, ma nelle manovre di disimpegno per uscire dalla città ho imboccato una strada sbagliata e mi sono ritrovato a seguire le indicazioni per la val Passiria…poco male mi son detto, una vale l’altra e così ho proseguito per la suddetta valle.
Immediatamente dietro Merano c’è la località che poi ha dato il nome a tutta la regione, cioè Tirolo, in una bella posizione rialzata che domina il fondovalle pieno di meleti, pieno d'altronde come i pendii della vallata, meli meli dappertutto. Abbiamo così risalito, si fa per dire la valle, in effetti la val Passiria è praticamente pianeggiante…si sale di pochissimo rispetto a Merano poco più di 300m su svariati km. In cima la valle c’è il paese di San Leonardo in Passiria a nemmeno 700 m di quota; è bene curato e strategicamente posizionato per salire ai passi del Rombo e del Giovo, solo che non mi è piaciuto tantissimo, per il fatto che si trova in fondo a questo “pozzo” creato dalle montagne subito sovrastanti e il clima non era dei migliori vista l’esigua quota altimetrica. In ogni modo ribadisco che è molto ben curato e il centro è molto caratteristico, una visita è comunque piacevole.

Abbiamo pranzato al tavolo oggi, aspettando però un’infinità di tempo per essere serviti, ma in compenso il prezzo è stato positivo e si mangiava bene. Dopo l’ennesima pioggerellina che non ci ha mai tradito praticamente, siamo rientrati a Nova Levante per l’ultima cena prima del rientro.
Non c’è bisogno di perdere tempo nel raccontare il rientro del giorno seguente, per restare nella media il tempo ci ha riservato ancora un po’ di pioggia, tanto per non farsi chiacchierare dietro.

A conclusione cosa dire…Sud Tirolo: Zauber Land!

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